Smemoranda

agosto 24, 2009

La birra aiuta, la terza bottiglia scioglie anche la lingua più allegata e allora dico quello che da sobria non riesco a dire.
Mio caro, mio? No davvero, allora solo caro, carissimo, a me più caro della mia stessa vita, che non vale più niente da tanto di quel tempo che non mi ricordo abbia mai avuto un centesimo di valore, e allora caro più caro della cosa più preziosa che si possa immaginare esistere, più caro dell’universo, delle stelle cadenti, più caro del sangue caldo che scorre nelle vene, più caro del sole che sorge, mio; no, mio, no! Caro, carissimo amore mio, non ce la faccio, non posso andare avanti così. Così non ha alcun senso, è come camminare nel vuoto, sospesa nel nulla con dietro nessuna storia e davanti solo un orizzonte pieno di niente. Da così tanto tempo non esistono più l’alba e il tramonto per me che sono come una che viva in una bara a metri e metri di profondità. Sono morta senza avere mai vissuto, senza essere mai stata davvero. Sono solo un’ombra passata, un errore, sempre e solo un errore: per i miei che avrebbero dovuto evitare di mettermi al mondo, per te a cui non ho che procurato che guai e fastidi. La mia esistenza equivale a una presenza fastidiosa, a un nulla senza senso, a un peccato imperdonabile di cui ci si deve liberare. Sono un peso tale che ci si chiede che male abbiamo fatto per meritarcelo. E tu non hai fatto nessun male se non quello di dirmi che per te la nostra era un’amicizia importante. Non era vero – non è mai stato vero – e io lo sapevo, l’ho sempre saputo di esserti d’inciampo, di essere un problema lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo… ma ho voluto credere che non fosse vero, che almeno in un posto, in questo mondo, fossi a casa. Sono mesi e mesi che combatto con la morte: non posso vincere. Ha già vinto lei; e  ride dei miei tentativi di darmi coraggio, di dirmi che prima o poi tornerò a sorridere: i morti non ridono, non piangono, semplicemente non esistono più. Per me vale la legge del non essere mai esistita per nessuno, nemmeno per te.  Una che non esiste non deve nemmeno morire, basta cancellarne l’immagine, basta svegliarsi un mattino,  accorgersi che non era che un sogno, un incubo che smetterà di tormentarci, basterà non guardarla più, basterà dimenticare di avere mai sognato: e, tu, mi hai dimenticata.